Tecnica o Modello?

Tecnica-o-modello_01

Tecnica o modello?… Per poter porre delle riflessioni mi devo ovviamente porre delle riflessioni che presento cosi come mi vengono:
Qual è il mio compito, il mio ruolo nel momento in cui salgo sul tatami? Cosa e come insegnare ai miei allievi? Mi devo limitare a riportare come un fedele esecutore, per quanto mi è possibile, quello che ho visto fare al mio direttore tecnico? Come accordare la mia lezione con la “chicca” appresa dall’allievo all’ultimo stage dello shihan di passaggio? L’aikido funziona solo tra gli aikidoisti? Per poterlo far funzionare devo addomesticare ed ammaestrare per bene gli allievi? Come mettere in condizione l’allieva taglia xxs di poter lavorare con l’allievo xxl?
Queste e tante altre domande mi pongo e credo si pone ogni insegnante che cerca con tanti sacrifici di portare avanti un corso di aikido.

A mio avviso però bisogna, prima di ogni altra cosa, rispondere ad un quesito fondamentale: cosa pratichiamo e soprattutto cosa insegniamo Aikido o Aikjujutsu?
Senza addentrarci in una lunga disquisizione su cos’è l’uno e cos’è l’altro, credo che ci siano alcune differenze che, caratterizzando profondamente le due Arti, ne determinano inevitabilmente i principi.

Differenze tra aikido e aikiju_03

A questi bisogna aggiungere quelli sui quali il nostro direttore  tecnico non perde occasione di sottolineare: distanza, assi, squilibrio, timing, ritmo (respirazione), coerenza.

La continua ricerca di forme tecniche, necessarie ed indispensabili per formare l’allievo, ha generato nel tempo incomunicabilità, creando, come sappiamo, vari stili e divisioni nell’aikido . Ma come il palleggio per il calciatore o il solfeggio per il musicista, le “tecniche” non dovrebbero essere altro che strumenti per studiare ed applicare principi. Sorge quindi la necessità per l’insegnante di strutturare e destrutturare continuamente le “tecniche” (termine che rimanda a “formule” di esecuzione di stampo aikijujutsu) proponendo agli allievi una serie di “modelli” propositivi che caratterizzano ed evidenziano questi principi. Quindi un aikido non di forme ma di principi; principi che diventano l’unico collante possibile tra i vari stili, associazioni, federazioni ed enti.
Nel mio dojo ho sostituito quindi con “modello” il termine “tecnica” usato da sempre per indicare un lavoro di aikido. Ritengo che “tecnica”, validissimo per l’Aikjujutsu o l’Iwama Ryu, rimanda a schemi rigidi troppo predefiniti e codificati, il cui contenuto è valido solo se si adopera quella forma. L’aikido invece, ha bisogno di “modelli” che cambiano continuamente e si adattano ai principi che la caratterizzano. Ho schematizzato, nel file di seguito riportato, alcuni passaggi che ritengo fondamentali in qualsiasi modello-tecnica-applicazione di aikido…



6 commenti

  1. Xan wrote:

    Leggendo l’articolo ho notato lo schema davvero ben fatto da Luigi Branno sui passaggi di una qualsiasi applicazione di aikido.
    Ho anche letto (e mi trovo perfettamente d’accordo) la parte che differenzia l’aikijutsu, e quindi le tecniche a se stanti rigide e standard, e l’aikido, che invece dovrebbe mirare a dei MODELLI che cambiano continuamente e si adattano ai PRINCIPI che lo caratterizzano.
    Da ciò però ne derivano 2 problematiche, sempre secondo la mia riflessione:
    1) la coerenza – i principi di cui parliamo, facenti parte dello stile X o dell’insegnante Y, devono essere coerenti tra di loro, e non sempre questo accade
    2) Anche se esiste una coerenza, non è detto che sia legata alla logica dell’aikido.
    Mi spiego meglio:
    Per principio si intende quindi essere coerenti, seguendo un percorso logico che abbraccia tutto ciò che insegno/pratico. Allora mi chiedo…se insegno aikido, e uno dei miei principi base è quello di far mal al mio uke portandolo giù con leve articolari molto pesanti o movimenti bruschi e durissimi, al limite della sua sopportazione (quindi non mi interessa la strada che mi porta alla immobilizzazione o proiezione, mi interessa giungere allo scopo) e nello stesso tempo sono coerente con questo principio…pratico aikido? insegno aikido? ….
    forse no…
    Scrivo questo perchè mi riallaccio alla discussione che ho aperto tempo fa sulla soggettività dell’aikido, e sul fatto che ognuno può fare o insegnare ciò che vuole, tanto si chiamerà sempre aikido, e non esiste nessun criterio OGGETTIVO sul quale posso determinare una distinzione tra meglio/peggio – giusto/sbagliato.
    Secondo me invece alcuni criteri di valutazione esistono.
    Per esempio, rimanendo in tema, se io preservo solo la mia integrità durante un allenamento,e me ne frego di quella del mio uke, per me questo non è più aikido…..per me
    Poi mi dite cosa ne pensate.

  2. Nino wrote:

    citazione:
    ——————————————————————————–
    Messaggio inserito da Xan

    Scrivo questo perchè mi riallaccio alla discussione che ho aperto tempo fa sulla soggettività dell’aikido, e sul fatto che ognuno può fare o insegnare ciò che vuole, tanto si chiamerà sempre aikido, e non esiste nessun criterio OGGETTIVO sul quale posso determinare una distinzione tra meglio/peggio – giusto/sbagliato.
    ——————————————————————————–
    mi sono riletto il topic e non ho trovato queste affermazioni ma posso confermare che l’unica distinzione che mi interessa è tra coerente e non coerente, in referimento, ovviamente al sistema che si definisce come aikido meglio/peggio… giusto/sbagliato pur essendo categorie possibili non fanno parte del mio linguaggio.
    Allora mi chiedo…se insegno aikido, e uno dei miei principi base è quello di far mal al mio uke portandolo giù con leve articolari molto pesanti o movimenti bruschi e durissimi, al limite della sua sopportazione per come lo enunci questo non è un principio…
    principio è rispetto dell’asse di lavoro (verticale, orizzontale, diagonale)
    principio è rispetto dell’economia dell’azione fisica
    e ovviamente esiste il principio di integrità… etc etc etc
    cioè parliamo di elementi che definiamo principi in quanto sono condivisi da una comunità (non un unico individuo). Ma per quanto grossa questa comunità sia non è detto che rappresenti la totalità del movimento aikido… quindi possono esistere altri principi. Quello che citi è invece relativo ad un criterio personale (che forse potremmo anche arrivare a definire principio personale)… ma che per quanto attiene ad una parte della comunità aikido è in contraddizione con il principio di integrità.
    Aggiungerei che il principio di Integrità è comune ad ogni insegnante di aikido e ad ogni organizzazione di aikido in quanto di fatto espresso da O Sensei nei suoi pensieri e scritti.
    Ma bisogna anche dire che il principio etico (da cui discende anche il principio di integrità) ha assunto nel tempo diverso e più profondo significato, è innegabile che il problema del dolore inflitto al partner sia una preoccupazione che ha assunto via via più importanza e che di fatto sia possibile una percezione differente del problema a seconda del contesto. Lla soluzione al tuo quesito: è aikido quello che si basa sulla violazione di questo principio. bisognerebbe valutare entro quali limiti ma certamente, se sei in ado uisp, qualcuno ti direbbe che c’è un problema.
    Infine: perchè senti il bisogno di definire ciò che è aikido da ciò che non lo è?
    per me Aikido è tutto ciò che è rappresentato dalla famiglia Ueshiba poichè a questa l’intera comunita dei praticanti guarda.
    A me tocca essere coerente con questo “principio”

  3. Xan wrote:

    Non è proprio un bisogno. L’aikido è molto vasto, e questa vastità ricade spesso in contraddizioni…. non voglio sbarrare l’aikido in una cella delimitata, e quindi tutto ciò che c’è oltre questa cella non è aikido, però è anche giusto secondo me ragionare ponendo dei limiti.
    E’ chiaro che tutto è soggettivo, non solo l’aikido…tutto quanto.
    L’aikido, quindi, racchiude in se il principio di integrità: se non si rispetta, perchè definirlo aikido?
    Il problema delle leve articolari molto dure era un esempio. In realtà non è detto che vada contro il principio di integrità se vengono date al praticante o uke delle informazioni sulle quali egli può imparare a muoversi in un certo modo diminuendo il dolore, o non prendersi gli atemi in pieno. Il problema si pone quando non viene dato neanche questo, quando non vi è questo scambio.
    “La soluzione al tuo quesito: è aikido quello che si basa sulla violazione di questo principio. bisognerebbe valutare entro quali limiti ma certamente, se sei in ado uisp, qualcuno ti direbbe che c’è un problema.”
    Mi chiedo, perchè in ado uisp si, e magari in altre scuole no? non è sempre un principio legato al sistema aikido generale, anzichè alla singola federazione?

  4. Nino wrote:

    citazione:
    ——————————————————————————–
    Messaggio inserito da Xan
    L’aikido, quindi, racchiude in se il principio di integrità: se non si rispetta, perchè definirlo aikido?
    Il problema delle leve articolari molto dure era un esempio. In realtà non è detto che vada contro il principio di integrità se vengono date al praticante o uke delle informazioni sulle quali egli può imparare a muoversi in un certo modo diminuendo il dolore, o non prendersi gli atemi in pieno.
    Il problema si pone quando non viene dato neanche questo, quando non vi è questo scambio.
    “La soluzione al tuo quesito: è aikido quello che si basa sulla violazione di questo principio. bisognerebbe valutare entro quali limiti ma certamente, se sei in ado uisp, qualcuno ti direbbe che c’è un problema.”
    Mi chiedo, perchè in ado uisp si, e magari in altre scuole no? non è sempre un principio legato al sistema aikido generale, anzichè alla singola federazione?
    ——————————————————————————–
    alla 1° questione mi pare che tu ti risponda da solo, esiste un problema di didattica ma arrivare a negare che un insegnante non stia praticando aikido è difficile da affermare sulla base del riscontro di una necessità di formazione personale. si tratterà di far “cultura” per far manifestare il “bisogno” di formazione.
    L’Ado uisp (e prima ancora dell’ado uisp il movimento dell’aikido francese nel suo complesso) ha inserito nei suoi programmi di esame la verifica di questo principio… non è obbligatorio il farlo ma vale il discorso di sopra… creare cultura e formazione.
    ciao nino

  5. Angelo Armano wrote:

    Io mi entusiasmo quando lo schema è decostruttivo degli…..schemi. Corrisponde al tipo di vivacità psichica che considero sana e creativa. Se il bersaglio dell’aikido è il praticante stesso, allora è più che giustificata l’attenzione alla psiche. Anzi, per me, il duro lavoro del tatami è interessante, se ed in quanto modella la psiche e ci modella nella vita di tutti i giorni. Le letteralizzazione delle questioni ricorrenti, è pura follia. Detto questo ed espresso il mio consenso entusiasta, trovo falsi problemi interrogarsi su modelli fissi, ricollegandoli a questa o quella scuola. “L’Aikido non ha forme perchè è studio dello spirito” ha scritto il suo inventore. Se però abbiamo curiosità di sapere cosa faceva Osensei, giorno dopo giorno, è possibile farlo. Come poi quelle forme lavorino sulla psiche del praticante, è una scommessa legata alla creatività del singolo, alla sua peculiare personalità e a come riesce a divenire un essere individuale ed irripetibile.
    Un artista, insomma! Sono dell’opinione che facendo aikido, se dessimo meno attenzione alla scuole singole, alla sacralità del pedigree, agli schemi che divengono gli steccati del con me o contro di me, e ci preoccupassimo di armonizzare per davvero (innazitutto gli aikidoisti tra di loro), troveremmo rimedio a tante insensatezze dell’ambiente. E spazio per la creatività individuale.
    Ma non scambiamo queste affermazioni, con un alibi per fare e dire di tutto di più.
    Approfondimento storico e filologico e qualche decennio di pratica seria, come presupposto delle mie considerazioni.
    Luigi fa benissimo a fare come fa.
    Angelo Armano

  6. cacho wrote:

    apreciamos sus videos y su arte!!!

    manden mas videos!!

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