Gli scritti di Tesshu spadaccino e poeta

Regole della spada Muto
La scherma di Muto-ryu cerca l’identificazione dell’individuale (ji: relativo. particolare) con l’uni versale (ri, assoluto, tutto). Nel passato, i creatori di ogni scuola hanno ottenuto questa  realtà con una pratica faticosa e indefessa e ne hanno fatto il cuore della propria tradizione. Oggi molte scuole sono divenute lasse e non conservano più la corretta metodologia. Solitamente oggi si pratica solo con lo shinai mirando alla gara. e questo accade perché pochi conoscono il reale significato della scherma; molti si accontentano di una pratica inferiore e le stesse scuole si limitano alla pura sopravvivenza. Questi spadaccini possono anche affrontare la sorte su un campo di battaglia, ma la loro non sarà una vittoria decisiva. La mia posizione è diversa da quella corrente: superando apparenza e stile, lo spadaccino  ottiene naturalmente la vera vittoria raggiungendo lo stato di non-forma. Chi desidera intraprendere questo cammino, ed entra nella mia scuola, deve praticare  intensamente e con grande determinazione, deve penetrare fermamente i principi nell’allenamento dei primi tre anni. Per evitare confusioni ai principianti è proibito assistere a dimostrazioni di altri o partecipare a tornei. Trascurando questa regola l’allenamento risulterà inefficace. Nella pratica della mia scuola si nascondono i segreti per unificare particolare e universale. Questo insegnamento si ispira ad un’antica tradizione e tutti i miei allievi devono seguire fedelmente queste regole.
30 marzo l880.

Il satori e la spada
Date tutto voi stessi e potrete compiere qualsiasi impresa; risparmiatevi un poco e non sarete nulla. A nove anni mi appassionai alla scherma e comincia a studiare con Kusumi Kantekisai di  Shinkage-ryu. In seguito entrai al dojo di Inoue Kiyotora di Hokuto-itto-ryu e feci esperienza in migliaia di confronti con spadaccini di ogni stile. Per oltre 20 anni mi sono applicato  con determinazione senza raggiungere quella pace della mente che inseguivo. Inutilmente cercavo un maestro di spada veramente illuminato. Finche non ho incontrato Asari Matashichiro di Itto-ryu. Asari era secondo figlio di Nakanishi Chubee, erede della tradizione di Ito Ittosai. Per queste credenziali ero ansioso di misurarmi con lui. Asahi era diverso da tutti quelli che avevo incontrato finora: appariva esternamente malleabile, ma era duro come il diamante all’interno. La sua intensa concentrazione spirituale ne faceva il sicuro vincitore prima ancora che I’avversario muovesse. Era veramente un maestro illuminato. Mi capitò di fronteggiarlo un sacco  di volte, ma a dispetto di quanto mi impegnassi non arrivavo a batterlo. Ogni giorno, dopo essermi allenato con gli altri, percepivo Asari sovrastarmi come una montagna. Come mi era impossibile colpirlo, tantomeno potevo cancellare questa visione. Poi, all’alba del 30 marzo 1803, mentre immaginavo di incrociare la spada con lui, la sua  immagine scomparve e ottenni il fondamentale stato del non-c’è-avversario. Subito corsi al suo  dojo per verificare quanto mi era successo. Egli disse: “Hai ottenuto la realizzazione meravigliosa”. Su questo satori ho successivamente stabilito il sistema che chiamo muto-ryu.  Ai discepoli che interrogavano su questi avvenimenti, gli antichi saggi rispondevano: «Se fate uno sforzo, avverrà la comprensione; il duro lavoro conduce certamente la conoscenza». Studenti della Via, praticate senza tregua! Per anni ho forgiato lo spirito nella spada affrontando con fermezza ogni sfida. Le mura che mi rinchiudevano sono crollate; il pieno risveglio mi ha trasformato in fresca  rugiada che riflette il mondo con purezza cristallina. La mente realizza che realtà è illusione; preoccupati di vincere o perdere si verrà sconfitti per sempre.

Il segreto della spada?
Il fulmine squarcia il vento di primavera!

Giugno 1880

Lo stato del non c’è avversario

Dai nove anni ho provato piacere nel praticare la spada. Ma quando ero giovane non pensavo ad altro che a colpire I’avversario con tutta la forza. Indifferente alla posizione, mulinavo l’arma alla buona e così passarono dieci anni in cui diventavo più abile e in grado di spostarmi in tutte le direzioni; ero fiducioso nella mia capacità. Ma verso i vent’anni cominciai a fissarmi sulla spada dell’avversario e persi fluidità nel  movimento. Per qualche ragione provavo incertezza nel colpire ed ero lontano dal dimostrare la passata agilità. Mancava qualcosa alla mia pratica e l’allenamento non dava soddisfazione. Decisi di darci dentro più che mai. Avevo ventotto o ventinove anni, ero nel pieno vigore; mi allenavo giorno e notte, contro una fila interminabile di avversari, usando tutta la mia energia. Divenni capace di valutare uno spadaccino solo dalla guardia, ma era tutto. Praticare tutti questi anni per non conquistare altro che un giudizio sul valore dell’altro sembrava un cattivo affare.  Tuttavia sapevo che la mia fatica era indirizzata nella giusta direzione. Avrei continuato a cercare anche se la scherma fosse scomparsa dal mondo e ne fossi rimasto I’ultimo esponente. Non mi sarei fermato finche non avessi definitivamente  penetrato I’utimo segreto.  Passarono gli anni, finché il 30 marzo 1880 ho raggiunto lo stato del non c’è avversario.  Non posso descrivere l’estasi di quel momento. Non vi sono dubbi che il risultato di  un’esperienza trasmessa in modo rigoroso è appagante e reale. Avevo quarantacinque anni. Esaminando la mia precedente posizione su abilità o incapacità, su combattere o meno, ho compreso che queste dicotomie non hanno a che fare col combattimento; queste cose sono creazioni della  mente. Se c’è l’io, esiste anche l’avversario; se non c’è io, non c’è avversario. Arrivando a  comprendere questa verità, bravo o brocco, debole o forte, principiante o esperto, non sono più percepiti come opposti.

Serenità di mente
L’allenamento con la spada mira a forgiare lo spirito. L’obiettivo principale è di fronteggiare l’avversario senza offrirgli la minima opportunità (suki). Cosa significa? Che non bisogna  desiderare di colpire, o di non essere colpito, perché questo atteggiamento illude. La mente originale è senza pensieri come uno specchio pulito e lucente. Ma l’illusione del pensiero è come un’ombra e con essa la superfice si appanna. Oltre un certo punto lo specchio non riflette più. Affrontando l’avversario, il pensiero di colpire o di essere colpito rappresenta ignoranza  e illusione. Ma neppure bisogna assumere un atteggiamento assente. Bisogna essere nello stato (senza pensiero) di schivare i fendenti e rendere inoffensive le stoccate e non vi mancherà nulla. Questa è una condizione naturale, che appare meravigliosa. Se rifiutate la facoltà di  discriminare, conquisterete la vittoria totale. Tutti devono rendersi conto di ciò.
8 febbraio l882

La scherma consiste nel vincere per mezzo di una non-forma derivante dalla forma.  Confrontarsi col bokuto, senza protezioni. Nel passato tutte le scuole intendevano l’esercizio della scherma usando il bokuto e senza  protezioni. Ma, circa un secolo fa, la maggior parte delle scuole incominciarono a usare caschi, guanti e corazze perché le protezioni liberavano i praticanti dal controllo e permettevano di colpire forte; in questo trovavano il vantaggio. I confronti col bokken e senza protezioni differiscono dalle competizioni moderne per il controllo necessario a evitare di ferire, e anche un abile spadaccino rischia di venire colpito. Se difetta la capacità di applicare con precisione la tecnica controllata, espressa come: «forza nella dolcezza e dolcezza nella forza», si incontreranno  difficoltà a confrontarsi col bokuto. Una volta, nella maggior parte dei casi, le sfide tra scuole rivali si svolgevano con lame  fasciate o con armi di legno; e infinite volte sono terminate con feriti o morti. Gli autodidatti non subivano la sconfitta col disonore che provava chi invece rappresentava il proprio maestro.  Nella Via che insegno è necessario arrivare alla non-forma. Quando si è in grado di creare libere applicazioni della forma, non si ha limiti nell’azione. Senza dubbio la Via del Cielo chiede al forte il rispetto dell’altro. Perché allora le scuole moderne usano caschi, guanti e altre protezioni, esasperando solo la vittoria ad ogni costo? È naturale che in questi incontri vinceranno i più atletici, anche se raramente i veri tecnici si troveranno in pericolo. Negli incontri che si svolgono col bokuto e senza armatura si trova la giusta mente; ma se non si è preparati, si rischia molto. Chi ha praticato a lungo con le protezioni può anche giungere a imporre lo spirito all’avversario, ma nel confronto con i bukuto i combattenti focosi, che usano la forza fisica e attaccano senza rispetto, subiranno frequenti incidenti. Riflettete profondamente su questo e non dovrete preoccuparvi degli incidenti. Confrontandosi con i bokuto e senza armatura coloro che non si preoccupano dell’altro dimostrano di non conoscere il vero principio della spada.

Della calligrafia
Molti anni or sono, attorno al 1865, mentre pregavo nel tempio di Otowa scoprii appesa in un angolo una splendida calligrafia. I caratteri erano scevri da mondanità e il gesto appariva puro e spontaneo; era veramente il frutto di “un drago che sale”. All’esame si rivelò opera dal patriarca Kobo Daishi. Non posso esprimere la sublime bellezza che emanava da questo scritto, che mi ha lasciato un’impressione indelebile. In seguito ho studiato gli stili di calligrafia di maestri religiosi e laici, copiandoli ogni volta che se ne presentava l’occasione. Dopo qualche anno, verso il 1872-73, ho raggiunto un buon livello di maestria. Il 30 marzo 1880 ho avuto il satori circa la spada e lo zen. Di conseguenza ho potuto comprendere molte cose, giungendo all’essenza dell’arte del pennello. Ma anche se ne conosco il segreto non posso esprimerlo a parole.Vi è mortale che possa farlo?  Mi hanno criticato dicendo: «Yamaoka Tesshu non si rifà a nessuna scuola. Neppure è chiaro se si tratta di pittura o di calligrafia». Ed è vero che non ho scuola. Indifferente a definire il mio stile, ritengo sufficiente che il pennello rifletta lo stato della mente. A tutt’ oggi il mio stile è “scuola Tesshu”.

da Arti d’Oriente marzo 99

Per tutti coloro che volessero ulteriormente approfondire questo argomento, consigliamo:
Lo zen e la Spada
( La vita del maestro Guerriero Tesshu)
di Jon Stevens
Luni Editrice



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