Intervista a M.Tissier Vaillant

Micheline Tissier Vaillant è una delle massime esperte francesi di Aikido. Il mondo specialistico delle arti marziali, le ha già ripetutamente tributato gli onori della cronaca e non vi è certo bisogno di questo contributo per esaltarne ulteriormente il valore tecnico. Ma è al di fuori di quel settore  che è interessante conoscere un personaggio così denso di qualità. Come e perché un artista marziale, che comunemente viene assimilata al mondo degli sport da combattimento, può essere un messaggero di cultura e di civiltà? Come e perché la più efficace forma di difesa personale, può essere trasformata in un’etica dei valori, in una pedagogia trasversale, che attraversa le età e le classi sociali?
Come e perché questa pedagogia diviene una risposta immediata e vincente al problema della sicurezza, inteso anche come costruzione della solidità dell’immagine di sé?

Chiediamolo direttamente a lei:

D: Micheline Tissier Vaillant, sappiamo che lei, in Francia ha sviluppato una scuola di Aikido particolarmente rinomata per la serietà e l’intensità degli allenamenti; abbiamo visto i suoi combattimenti di difesa dal coltello nell’arena di Bercy e ci è percorso un brivido per la schiena, come è arrivata a questo livello?
R: Essere rinomati, giungere alla notorietà nell’Aikido è spesso il riconoscimento di un valore tecnico, ma è anche l’attestazione di una specifica  personalità complessiva, cosa per la quale occorre lavorare moltissimo. Dalla più tenera infanzia, l’allenamento e il rigore  fanno parte del mio quotidiano, prima di iniziare la pratica dell’Aikido  facevo atletica, il mio allenatore era molto esigente e non mi lasciava altra scelta se non quella di impegnarmi ancora di più.
Dunque cominciare l’Aikido in Giappone non è stato facile ma ha rappresentato una continuità con la mia esperienza sportiva,  dove già ero abituata al superamento dei mie limiti e a soffrire fisicamente per raggiungere lo scopo. Il rigore che in seguito mi è stato domandato, soprattutto dal Maestro Christian Tissier, nella continuazione dei miei studi, mi ha permesso di raggiungere il livello attuale.
Perseveranza, lavoro, disciplina sono i segreti della mia pratica quotidiana e l’intensità degli stage che conduco un po’ ovunque è il risultato della mia esperienza.
Sono una delle rare donne a essere scesa nell’arena del festival di Bercy, alcuni degli addetti ai lavori,  forse un po’ maliziosi, pensavano che ciò dipendesse dalla mia vicinanza con il maestro, ma in realtà io facevo parte di un equipe di atleti talmente leale ai valori sportivi della pratica, preparata e affiatata, da non dare la  minima considerazione a certe maliziosità.
A questo proposito mi viene in mente che nessuno, fra gli organizzatori dello show mi chiese mai di visionare anticipatamente la mia performance, né tanto meno il maestro, che mi dimostrava la sua massima fiducia.

D: A lei che è così abituata a dominare le aggressioni maschili, domandiamo: cosa pensa di tutti questi episodi di violenza, spesso familiare, di cui la donna è vittima? Quale è la sua opinione sul modo di affrontare il problema da parte dei media? E soprattutto quale è il consiglio che si sente di dare alle donne?
R: La violenza familiare è sempre da deplorare, non bisogna dimenticarsi che la donna è stata per troppi anni sotto la dominazione maschile e purtroppo in certi casi è ancora così. E’ chiaro che la pratica dell’Aikido consentirebbe alle donne di affrontare gli uomini  fisicamente e psicologicamente. L’Aikido può essere una scuola di educazione del corpo e della mente, un mezzo che adempie alla sicurezza personale, ma tuttavia c’è bisogno anche di altri strumenti, come la prevenzione e la formazione. Le donne oggetto di violenza familiare, vivono all’interno di un sistema chiuso culturalmente, da dove è molto difficile uscire.

D: Come ha fatto a mantenere la sua femminilità, concepita come integrità  spirituale e fisica, ci corregga se abbiamo capito male, lavorando in un mondo cosi” maschilista”?
R: E’ vero che quando mi domandano quale sia il mio mestiere, io rispondo: professore di ginnastica. Perché per esperienza quando dico quello che faccio realmente, le persone sembrano assai scettiche, questo perché sono rimasta ”femmina”. Quando sono vestita in borghese (en femme) non si indovina il mio mestiere. Si dice che l’Aikido permetta una perfetta padronanza di sé assicurando uno sviluppo armonioso del corp,o ma non solo: armonia , non aggressività, apertura di spirito, rispetto della vita
Le donne si riconoscono e si integrano molto bene in questi valori, perché allora volerle trasformare in uomini? La femminilità non è incompatibile con le arti marziali, le donne possono essere toniche, percussive e rapide senza perciò cambiare sesso.

D: Sappiamo dalla sua biografia che ha due figli, un ragazzo e una ragazza. Le chiediamo: Come è riuscita a conciliare il ruolo di madre di famiglia con la sua professione? Sarebbe contenta di vedere proseguire la sua carriera dai suoi figli? E in particolare da sua figlia? Cosa consiglierebbe a una ragazza che volesse intraprendere la professione dell’Aikido?
R: Il mio ruolo di madre è stato facilitato da una buona organizzazione famigliare. Bisogna dire che nelle cure ai figli, ho  potuto contare su l’aiuto dei nonni, della zia e della baby-sitter, tranne che nel periodo della gravidanza, dove ho dovuto interrompere la mia pratica.
I miei due figli praticano l’aikido come piacere. Se mia figlia mi domandasse di diventare professore di aikido, non mi sentirei all’altezza di occuparmene, perché mi sarebbe impossibile applicare la stessa disciplina e lo stesso rigore verso di lei,  cosi’ come è stato fatto con me durante l’ apprendimento: io penso che la fibra materna non è compatibile con quello stile di insegnamento.
Per quanto riguarda le donne che vogliono diventare insegnanti di Aikido, la via è aperta perché le donne sono oggi riconosciute, ma bisogna che continuino in “irimi” (guardando avanti); senza preoccuparsi né trovare giustificazioni in una mentalità rinunciataria e stereotipata di una donna passiva .

su gentile concessione m° Daniele Granone



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