Kagemusha “L’Ombra del Guerriero”

Un poema epico, un canto dolente sulla fine di un’epoca: così potrebbe essere definito Kagemusha – L’Ombra del Guerriero. In questo film Kurosawa ricostruisce minuziosamente gli eventi che hanno portato alla sconfitta del clan Takeda nella sanguinosa battaglia di Nagashino del 1575, e di conseguenza all’inizio dell’era moderna per il Giappone tramite un governo unitario. Si tratta di un’opera complessa, fruibile a più livelli, che ha il suo nucleo nella figura del kagemusha, ossia il ladro sosia del signore della guerra Shingen Takeda (Tatsuya Nakadai), il quale si trasformerà da riluttante servitore a perfetto doppio in grado di guidare 25.000 samurai in battaglia.

Kurosawa raggiunge il culmine della sua espressività pittorica con quest’opera, poiché, prima di iniziare le riprese, aveva realizzato dei bozzetti dipinti a mano di tutto il film (uno storyboard decisamente straordinario), che gli hanno permesso di avere chiara sin dall’inizio la costruzione delle inquadrature e l’uso da fare dei colori, che in Kagemusha hanno una grana, una pastosità ed una brillantezza mai vista.

Un film che sorprende anzitutto per la maestria registica, manifestata nella fluidità delle numerose scene di massa (i samurai a cavallo, in battaglia, oppure le adunate degli eserciti), rese ancor più realistiche da un accorto utilizzo degli stacchi e del teleobiettivo.
Ma è altresì evidente che si tratta di un progetto a cui Kurosawa tiene moltissimo: rappresentare il Giappone tramite i suoi riti, le sue regole, i codici da rispettare, ma soprattutto con le storie individuali, come quella di Nobunaga Oda (Daisuke Ryu), l’unico personaggio che tentava di instaurare rapporti con l’Occidente e che prefigura ciò che accadrà secoli dopo. Oppure come i componenti del clan Takeda, che segneranno il declino di un intero modello di civiltà.

Kurosawa sceglie di immortalare la Storia tramite una composizione visuale di elementi che ritornano continuamente: le inquadrature frontali quando raffigura i vari shogun, gli strumenti tipici del teatro Noh che sottolineano le scene più drammatiche, le accurate coreografie dei corpi in battaglia, in particolare in quella finale che segnerà il destino dei Takeda. Kagemusha è un film sul fallimento di un sogno, sull’irrealizzabilità di un progetto, con riferimento non troppo sottile alla carriera del regista in quel momento.

Ancora una volta si ripresenta il tema dell’identità, del ruolo sociale che determina l’individuo (la metamorfosi del ladro in grande stratega e condottiero), del mito che va costantemente alimentato pena la perdita della dignità (e di una guerra, in questo caso).
Vediamo un mondo intero (quello dei samurai) spazzato via, anche se nella realtà storica ciò avverrà solo in seguito, e questo per Kurosawa è un pretesto per fare i conti con tutti i suoi film precedenti, con i suoi valori e i suoi marchi stilistici, con la sua idea del cinema che ancora oggi ci sorprende, dopo ripetute visioni.

Italo Rizzo

Nazione:  Giappone

Regia:  Akira Kurosawa

Sceneggiatura:  Akira Kurosawa / Masato Ide

Fotografia: Takao Saitô

Colonna Sonora:  Shinichirô Ikebe / Masaharu Ueda

Produzione:  Kurosawa Production / Toho Company



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