L’odore del Circolo…

 

Non è la prima volta che salgo su un tatami francese, ma sicuramente le emozioni, le aspettative, le paure, sono sempre nuove e mai si ripetono uguali.
Ogni cosa cambia, perchè io cambio, perfino l’attesa in aeroporto è diversa; nella testa mille domande, tante perplessità, ma soprattutto una gran voglia di fare bene. Si proprio così, fare bene. Nel dojo di appartenenza mi sono allenato tanto, forte, con assiduità, magari noncurante dei tanti acciacchi portandomeli dietro come macchie indelebili sulla pelle, e tutto per scorgere negli occhi loro, di quei “grandi” francesi, un accenno di approvazione, o magari un traccia di stanchezza e pensare “allora anche loro sono umani”.
Forse sarà solo una mia impressione, ma nel Circolo Tissier, anche l’aria ha un che di speciale; ha un altro sapore. Sicuramente l’odore non è dei migliori, ma è un odore che puzza di buono, di vero. Si sente il profumo di kimoni sudati, di docce ancora bagnate, di tatami calpestati, di mani sfregate, di corpi accaldati, di piedi doloranti e di tanto, tanto rispetto. Si, un rispetto che fa onore al genere umano; tutti rispettano tutto. Nulla viene sopravvalutato o deriso. Basta soffermarsi a riflettere un attimo sul corso di Judo dei più piccoli, per capire quanto rispetto viene concesso alle arti marziali. Bambini di 5-6- anni al massimo, che si rincorrono in lungo e in largo per il tappeto, sudando, cadendo, ridendo, crescendo, e tutto a porte rigorosamente chiuse. I visitatori sono tenuti fuori, non devono assolutamente invadere, con i loro sguardi, uno spazio dedicato ai piccoli. I grandi danno solo fastidio.
In questo modo si rispetta uno spazio e un tempo dedicato solo a loro, ai cuccioli delle arti marziali, senza alcuna intromissione esterna.
I bambini sono liberi di esprimersi, di manifestare la loro essenza, di dare sfogo al loro lato “animale”, senza pregiudizi o sguardi genitoriali apprensivi. Si sentono liberi e sereni in quello spazio piccolo, ma di vitale importanza, vissuto con grande serietà e maturità.
Una serietà sempre presente in ogni piccolo gesto e azione, in ogni persona, dalla più piccola alla più grande.
C’è un rispetto reciproco, soprattutto tra praticanti di discipline differenti; non esistono rivalità stupide e orgogliose o inutili manifestazioni di forza per esaltare questa o quella disciplina. Ogni stile ha il proprio spazio per esprimersi nel rispetto generale, in quella che qualcuno ha chiamato l’”Università della Arti Marziali”.
Forse è un po’ azzardato definire “Università” un semplice dojo, ma tutto è organizzato così bene, con tanta serietà, professionalità, amore, che solo il termine “Università” può definire al meglio il Circolo Tissier. Ciò che è incredibile e fortemente individualizzante, è l’ampia scelta e disponibilità dei corsi da seguire.

L’attività marziale inizia presto la mattina per finire tardi la sera; ogni giorno si alternano diversi maestri in diverse lezioni, solo l’Aikido dispone di quattro corsi giornalieri. Basta cambiare orario di allenamento, per incontrare praticanti nuovi, con diverse preparazioni, con diverse personalità e così ampliare il proprio bagaglio culturale. Per non parlare del numero dei partecipanti alle lezioni, sembra ogni volta di trovarsi all’interno di uno stage.
Il tatami già trenta minuti prima dell’inizio delle lezioni è gremito di persone, tutti indaffarati a riscaldarsi e a ritoccare le pieghe dell’hakama pèrchè è cosa risaputa, che dopo il saluto, si comincia seriamente, le carezze restano fuori, sul tappeti si respira solo un’aria di serietà, di potenza, di concretezza, di Aikido.

Ogni tecnica viene conquistata, non regalata, il vero protagonista della lezione è la stanchezza, il sudore, l’affanno, tutto viene vissuto con assoluta serietà e consapevolezza. Le tecniche vengono tirate con precisione e ritmo costante, il tutto accompagnato dal rumore sordo del tatami che risponde fiero alle cadute continue che scandiscono il tempo della lezione.
Ma la serietà e la durezza dell’allenamento non escludono continui e calorosi sorrisi, pacche sulle spalle, abbracci e gesti di amicizia, che ti fanno sentire veramente parte integrante di un gruppo compatto.
Un gruppo pronto a fermarsi quando il rischio si avvicina ma contestualmente disposto a portarti al limite delle tue forze per vivere insieme, almeno in parte, quel poco di confronto che risiede nell’Aikido.

Sicuramente la mia prima esperienza a Parigi, ormai quasi quattro anni fa, mi ha lasciato un po’ interdetto, mi sentivo come un fresco laureato circondato da anziani professionisti; tanti sogni e aspettative nel cuore, ma nelle mani niente. Oggi, a distanza di qualche anno, nel cuore conservo sempre le stesse aspettative, ma riesco a vedere la realizzazione di qualche piccolo sogno.
Riuscire ad allenarsi seriamente, seguire i ritmi di quei “mostri” dell’Aikido e ricevere qualche complimento, concedetemelo, questo per me significa realizzare qualche sogno.
E così è finita, anche questa volta, il mio breve ma intenso soggiorno parigino. Sono tante le emozioni che porterò via con me e ritornando a casa fantastico già sul prossimo viaggio, ma nel frattempo, in attesa di ritornare, penso al mi dojo, ai miei compagni di allenamento, al mio maestro e soddisfatto mi dico: “stiamo facendo proprio un bel lavoro”. 



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