Comunicazione verbale e non verbale

“Homo homini lupus” teorizzava Cartesio. Ma aggiungeva anche che l’essere umano è un animale sociale e che la sua stessa sopravvivenza è dipendente dal fatto di vivere all’interno di un contesto di gruppo. Perchè una società abbia luogo è, però, indispensabile una collaborazione tra gli individui che garantisca il corretto funzionamento delle sub-strutture sociali. Da qui a dire che lo scambio di informazioni sta alla base della costruzione di una relazione e che le relazioni stesse siano alla base della costruzione di una comunità, il passo è breve.

Come osservato dal maestro Ferdinando Silvano (5° dan respons. commissione nazionale A.D.O. Uisp) la pragmatica della comunicazione umana è una disciplina che studia gli effetti relazionali della comunicazione. Nata ad opera di Watzalwick, che si è fatto carico di definire una serie di assiomi e patologie della comunicazione umana, vista come l’elaborazione delle informazioni filtrate attraverso la tipologia di relazione, è anche la base degli studi della scuola di Paolo Alto (California).

Gli assiomi della comunicazione individuati da questa scuola sono in numero di tre.

1: E’ IMPOSSIBILE NON COMUNICARE.
Il primo assioma, tanto elementare quanto profondo, asserisce l’esistenza di una comunicazione per il semplice fatto di essere vivi. “Essere” significa a questo punto “Comunicare la propria esistenza”. Anche colui che sceglie volontariamente l’astinenza da qualsiasi tipo di scambio di informazioni con l’esterno, comunica la sua volontà di non voler comunicare.

2: IN OGNI COMUNICAZIONE POSSIAMO OSSERVARE UN ASPETTO DI CONTENUTO ED UNO DI RELAZIONE.
Osservare e studiare la comunicazione nella sua totalità significa tenere conto del duplice aspetto che compone lo scambio di informazioni.

Per “contenuto” intendiamo specificamente il dato che si desidera comunicare. Nel caso di un bambino, il desiderio di un gelato, per esempio, potrebbe essere il contenuto della sua comunicazione.

C’è però un altro aspetto che, però, bisogna sempre tener presente: la relazione che intercorre tra gli individui comunicanti.

Non solo la qualità della comunicazione è plasmata dalla tipologia della relazione, ma spesso gli stessi contenuti subiscono un netto cambiamento se cambiamo gli interlocutori.

Nell’esempio del bambino, la modalità di esternazione del suo desiderio sono differenti a seconda che stia parlando con sua madre o con un suo amico.

Mentre capita sovente di vedere un bimbo che fa i capricci con sua madre, è molto meno frequente vederne uno che fa i capricci con i suoi amici. Spesso, anzi, il desiderio del gelato (contenuto) viene generato dalla presenza stessa della madre (tipologia di relazione) che è in grado di esaudirlo.

Aggiungeremo, quindi, che in una comunicazione tipo, è l’aspetto relazionale a qualificare, il più delle volte, quello di contenuti.

3: LA NATURA DI UNA RELAZIONE DIPENDE DALLA CLASSIFICAZIONE DELLE SEQUENZE DI COMUNICAZIONE TRA GLI INTERLOCUTORI
7%,55%,38%.

Mentre leggiamo queste righe la nostra parte razionale sta analizzando quanto viene esposto.

E’ stupefacente pensare che la migliore argomentazione logica, la migliore spiegazione verbale che possiamo dare non incide, a livello di comunicazione, che per il 7% . Proprio così: la parte logica e verbale influisce sulla comunicazione per il sette per cento.

La parte verbale è il primo livello di comunicazione. Gli altri due livelli di comunicazione sono il non verbale e il paraverbale

Per non verbale, che rappresenta il 55% della comunicazione, si intende tutta quella serie di messaggi fisici che noi inviamo verso l’esterno: atteggiamento, sguardo, modo di muoversi etc, quello che viene definito il linguaggio del corpo. Per paraverbale, che rappresenta il restante 38% della comunicazione, si intende tutto quello che riguarda la voce: il tono, le pause, il ritmo. Probabilmente ora capiremo quanto sia importante per gli uomini politici avere una buona immagine televisiva e, come sovente accade, siano i più comunicativi e non i più capaci ad ottenere i migliori risultati di audience.

Il canale cenestesico raggruppa gli altri tre sensi (olfatto, gusto e tatto) e presiede a tutto quanto riguarda le sensazioni.

Verso l’età di undici anni tutti noi scegliamo uno, al massimo due, canali rappresentazionali ed è attraverso questi che costruiamo la nostra visione della realtà.

La maggior parte (90% circa) dei messaggi che vengono inviati durante lo scambio di informazioni sembrano non appartenere al canale verbale e, dunque, trascendono il primo livello di comunicazione. Nella quasi totalità dei casi, essi sono originati dal nostro inconscio e, quindi sfuggono alle operazioni di controllo di bio-feedback.

Conoscere questi livelli di comunicazione, significa poter gestire in maniera considerevolmente più profonda la nostra capacità di inviare messaggi ed ampliare esponenzialmente la nostra capacità di riceverne.

Fabio Branno



2 commenti

  1. rizzo lucian wrote:

    vorrei solamente dire che l’aforisma Homo homini lupus non è di Cartesio ma di Thomas Hobbes che è citata nella sua opera de homine 1648.

  2. Enrico Albanesi wrote:

    “Homo homini lupus” teorizzava Cartesio……la frase è di Plauto (Asinaria, v. 495) ed è stat ripresa e teorizzata da un filosofo del ’600, ma non era Cartesio, bensì Thomas Hobbes.

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