I simboli del reiki

“‘La macchina psicologica che trasforma l’energia è il simbolo. Intendo qui un simbolo reale e non un segno” afferma C.G. Jung nel suo testo “La dinamica dell’inconscio”. Per Jung i simboli sarebbero il linguaggio dell’inconscio e i sogni i suoi mezzi di comunicazione.
“Ciò che noi chiamiamo simbolo è un termine, un nome, o anche una rappresentazione  che può essere familiare nella vita di tutti i giorni e che tuttavia  possiede connotati specifici oltre al suo significato ovvio e convenzionale. Esso implica qualcosa di vago, di sconosciuto o di inaccessibile per noi” e  “Poiché ci sono innumerevoli cose che oltrepassano l’orizzonte della comprensione umana, noi ricorriamo costantemente all’uso di termini simbolici per rappresentare concetti che ci è impossibile definire o comprendere completamente. Questa è una delle ragioni per cui tutte le religioni e le tradizioni esoteriche impiegano un linguaggio simbolico o delle immagini”.  (da “L’uomo e i suoi simboli” di C.G. Jung). La simbologia sarebbe dunque la vera chiave per comprendere il mondo spirituale e quello psicologico.  L’uomo avrebbe infatti bisogno di simboli per afferrare ciò che altrimenti non sarebbe rappresentabile e li produrrebbe lui stesso inconsciamente e spontaneamente.
La parola simbolo deriva dal greco Σύμβολον,  dalle radici σuμ (insieme) e βalλein  (mettere, lanciare), avente il significato approssimativo di mettere insieme due parti distinte. Nella lingua corrente delle Grecia antica, il termine simbolo (Σύμβολον) aveva il significato di “tessera di riconoscimento” o “tessera ospitale”, secondo l’usanza per cui due individui, due famiglie o anche due città spezzavano una tessera, di solito di terracotta, e ne conservavano ognuno una delle due parti a conclusione di un accordo o di un’alleanza, da cui anche il significato di “patto” o di “accordo” che il termine greco assume per traslato. Il perfetto combaciare delle due parti della tessera provava l’esistenza dell’accordo.
Oggi, aprendo un qualsiasi vocabolario, troviamo la seguente definizione di simbolo: elemento materiale, oggetto, figura, animale, persona e sim., considerato rappresentantivo di un’entità astratta, ovvero quanto evoca o rappresenta, per convenzione o per naturale associazione di idee, un concetto astratto, una condizione, una situazione, una realtà più vasta: (es. il verde è simbolo della speranza, la colomba è simbolo della pace).
Per Tommaso Palamidessi il simbolo è un grafico, un disegno, una figura che parla in sintesi all’interiorità dell’individuo, e ne modella le caratteristiche naturali. Il simbolo collega e lega il visibile e l’invisibile, il terrestre ed il celeste, li mette in comunicazione e trasporta l’uno nell’altro. Nella vita dell’Universo, tutto è composto di simboli e viene espresso in maniera simbolica, sia che si tratti di gesti e linguaggio, che di numeri, musica, architettura, riti religiosi e iniziatici. Il vocabolo “simbolo” deriva dal latino symbolum e dal greco sumbolon = segno.
Attraverso i secoli, ciascun simbolo è stato arricchito di significati con analogie varie, e di esso si è formato un archetipo, ossia una forza cosmica, un ente dotato di poteri qualitativi specifici che possono influire sul corpo, sulla psiche e sulla spiritualità di chi si mette in sintonia simbolurgica. Così è di una bandiera, dei suoi colori e stemma che risvegliano un identico sentimento patriottico, pensiero e volontà, su coloro che sono affini al significato di quella bandiera. Così è della Croce per il Cristiano, la Squadra e il Compasso per il Massone o la Svastica per il buddhista, il Tirso degli ermetisti o il Pa-Kua dell’Estremo Oriente.
Un simbolo opera al solo guardarlo, anche senza conoscerne ancora i significati, purché si abbia affinità con esso o lo si consideri familiare. Il suo scopo è didattico perché indica gli strumenti di salvezza per mezzo di segni cifrati. Se guardiamo un segno secondo il posto che occupa nell’Immenso, allora vien facile pensare agli “stati molteplici dell’Universo” e alla loro interdipendenza funzionale. Il Tutto si compone di stati fisici e spirituali, diciamo “piani”, ciascuno dei quali risuona con un particolare simbolo, oppure anche con una costellazione di simboli. L’Uomo è un simbolo che esprime tutti questi piani, e a loro volta i piani sono i simboli dell’Uomo. Questa non è solamente una interpretazione teorica, ma una realtà sperimentabile che da molti secoli costituisce tutta una scienza con le sue ben precise tecniche, la cui definizione è: la Simbolurgia, una disciplina importantissima e indispensabile che favorisce il risveglio interiore, la nascita e la crescita dell’Uomo e della Donna veri, preparandoli ad assurgere alla dignità e alla potenza di un Nume, predestinato per questo ad inserirsi nella Comunione o Pleroma degli altri Numi.
Il simbolo opera non solo sul singolo individuo, ma anche sulla collettività degli Iniziati ad uno stesso credo e lavoro di gruppo, perciò l’ideogramma è parte essenziale dei culti e dei rituali liturgici e teurgici. Le vere scuole esoteriche, con la guida qualificata dei Maestri, aiutano i loro affiliati tramite la forza trasmutante della simbolurgia che agisce sul corpo, sulla psiche e sullo spirito, ad opera del rito d’Iniziazione.
Un gesto, un colore, un grafico, una scena iconografica, una parola di contenuto simbolico, cambiano la natura intima di una persona, in quanto il simbolo è in sé qualcosa di puro e di perfetto che può dare a chi ha un contenuto similare, per la legge della risonanza, dell’analogia o interdipendenza del valore archetipico dei simboli. La vittoria è condizionata dalla volontà adamantina applicata in ogni istante ai lavori della trasmutazione morale, spirituale e biologica, che viene definita, secondo il linguaggio ermetico-alchimistico, la “Grande Opera”, ed i cui metodi operativi si hanno con la massima chiarezza nella nostra “Archeosofia”, o la Sofia dell’Arkè: la Scienza dei Principii.
Fra i numerosi simboli tradizionali, alcuni sono fondamentali per la nascita e la crescita interiore, come ad esempio la spada, la croce, la coppa, la livella, la squadra e il compasso, il pellicano, la fenice, l’arco e la freccia, la pietra cubica, la rosa, il fiore di loto, il candelabro a più luci, il pane e il vino, il Tempio, ecc.
Se il simbolo è vivo e potente fin dal momento in cui è stato ideato, tuttavia sarebbe estremamente semplicistico ed errato sperare di beneficiare della proprietà occulta di esso senza un preliminare lavoro ascetico, mistico e iniziatico di purificazione personale per aprirsi all’azione illuminante delle potenze universali. Il simbolo e la sinergia dei simboli sono perenni, ma per entrare in benefica con vibrazione ci si deve preparare affinché l’Iniziazione sia recepita con la massima efficacia, e dopo di essa, questa preparazione deve incalzare senza sosta, perché il Santo (Kadosch) d’Israele ha detto:
“a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.”
È penoso constatare che sono troppi coloro che, impreparati prima dell’Iniziazione, non si curano di perfezionare dopo, indifferenti e talora ostili agli Istruttori qualificati e alla letteratura appropriata, da cui potrebbero trarre fraterno aiuto e forza per salire i gradini della scala iniziatica secondo una reale conquista e trasmutazione. (dal capitolo “LA VIA DEI SIMBOLI E LA TRASMUTAZIONE DELLA COSCIENZA” estratto dal  14° Quaderno di Archeosofia).
I simboli Reiki dovrebbero essere tenuti segreti perché considerati sacri. Essi vengono rivelati soltanto a coloro che hanno preso il 2° livello Reiki, e ricevuto la sintonizzazione che li potenzia rendendoli adempienti ai loro scopi; senza la sintonizzazione i simboli hanno poca efficacia. I simboli Reiki sono di natura trascendentale. Piuttosto che toccare solo la mente subconscia così come la maggior parte dei simboli fanno, i simboli Reiki connettono direttamente alla consapevolezza di Dio. La persona non deve raggiungere un particolare stato d’animo per lavorare con i simboli, essi agiscono automaticamente ogni volta che vengono usati. I simboli Reiki possono essere paragonati a chiavi o interruttori capaci di aprire le porte a livelli più alti di consapevolezza. Essenzialmente i Simboli Reiki metodo Usui sono quattro, i primi tre vengono insegnati al 2° livello, il 4° viene dato al 3°livello. Ognuno di questi simboli ha una funzione particolare ed è dotato di coscienza propria. Tuttavia è possibile meditare su di essi per ricevere da loro indicazioni su come usarli.
All’origine del metodo i simboli non esistevano, ma sono stati inseriti successivamente in un secondo tempo dal Maestro Usui. Questo per dare modo a quegli allievi che avevano una mentalità molto razionale e non credevano di poter ottenere determinati risultati affidandosi soltanto alla propria perspicacia come per esempio nel trattamento a distanza. Così Usui decise di sintetizzare l’intuizione Reiki nella semplicità di un disegno archetipo che racchiudesse in se la responsabilità di guarigione dando modo ai suoi discepoli di avere un qualcosa di tangibile a cui aggrapparsi per  rafforzare l’energia. Ciò non vuol dire che i simboli non funzionino, anzi a quasi 100 anni di utilizzo la loro capacità dinamica si è rafforzata attraverso la continua pratica eseguita da milioni di persone, fissandosi nell’etere sotto una forma pensiero predefinito seguendo l’intenzione per cui erano stati creati. Quindi tracciare oggi un simbolo Reiki risulta essere più efficace di 90 anni fa.

I simboli del Reiki sono potenti chiavi energetiche, capaci di connettere l’operatore Reiki a determinate frequenze di energia in grado di assolvere precisi scopi. I simboli tradizionali del metodo reiki di Usui sono quattro:

Letteralmente CHO KU REI significa “ENERGIA UNIVERSALE CONCENTRATI QUI”.
Indica: forza, potere, azione.
Energeticamente rappresenta “l’interruttore” dell’energia cosmica, il “fissatore” degli altri due simboli perché ne aumenta la loro forza.

Letteralmente SEI HE KI significa: “IO HO LA CHIAVE”.
Indica: equilibrio, armonia, pace. È  anche una chiave emozionale-mentale, una porta verso l’inconscio. È  il simbolo che attiva le forze interiori presenti in ognuno, porta i contenuti del subconscio a livello cosciente e mette in comunicazione il nostro subconscio con quello altrui. Esso ci aiuta a portare alla luce tutti i nostri blocchi inconsci per il tempo necessario a ricollegarci con essi, elaborarli e definitivamente eliminarli. È un simbolo Reiki intriso d’amore. Sembra che derivi da Kiriku (pronuncia: Kilìku), simbolo dell’Amore nella trinità di    Amore, Luce e Forza di Sonten, la sorgente divina venerata nel tempio del monte Kurama, dove Mikao Usui ha tratto elevate intuizioni

Letteralmente HON SHA ZE SHO NEN significa: “NIENTE PASSATO, NIENTE PRESENTE, NIENTE FUTURO”.
Indica: “l’Essere Umano e lo Spirito sono Uno”.
È  il simbolo Reiki che richiama unità, origine, connessione. Fa superare l’illusoria separazione tra le cose, in una prospettiva sia spaziale che temporale. Esso consente di operare trattamenti Reiki a distanza sia di spazio che di tempo. Significa anche “l’ingresso del libro della vita” di ognuno.

Letteralmente DAI KO MYO significa “LA FORZA DELLA LUCE E DEL SILENZIO”.
Indica: luce, chiarezza, intento, comprensione, presenza, silenzio.
È il simbolo usato nelle iniziazioni per armonizzare gli esseri umani all’energia Reiki. Esso apre, illumina, protegge. È Luce che nutre e riempie, che guida e rasserena. Esso rappresenta la “grande luce splendente”. È il cuore pulsante del Reiki.
Questo simbolo viene anche utilizzato per trattare se stessi e gli altri con grande consapevolezza, in un equilibrio dinamico di rilassamento e concentrazione. È uno stato dell’essere e il compito del reikista è sviluppare risonanza verso questa vibrazione luminosa e silenziosa: avvicinare la propria vibrazione alla vibrazione della “Grande Luce Splendente”. Dai Ko Myo si esprime attraverso un non-fare superiore e più consapevole, uno stato d’animo di abbandono e contemporaneamente di lucida presenza: Dai Ko Myo non si fa, Dai Ko Myo lo si diventa!

“Non si può diventare un guerriero spirituale solo perché lo si desidera.  E’ un cammino interminabile che durerà fino all’ultimo istante di vita. Non si nasce guerriero e non si nasce uomo comune. Siamo noi a trasformarci nell’uno o nell’altro.”

“Un Simbolo è più profondo, infinitamente più profondo del pensiero di chi lo contempla.” “L’occhio non vedrebbe mai il sole se non fosse già simile al sole, né un’anima vedrebbe il bello se non fosse bella.”
( dalle Enneadi di Plotino)

 Elvira Acampora



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